top of page

Grazie alla (o per colpa della) scuola, ognuno ha un diario, già da molto giovane; il diario è però tendenzialmente qualcosa governato da chi istruisce; serve per mettere le note se il ragazzo si comporta male o comunicare con i genitori; l'unico atto veramente creativo che io ricordi, fu quella volta che m'inventai uno sciopero delle maestre, affinché mia madre mi lasciasse a casa; mentre leggeva il diario, sudavo freddo e davo precoce prova di grande attorialità. Nei primi anni, delle scuole medie, fecero la loro comparsa le agende, usavo la matita per prendere qualche appunto, perché, l'agenda, doveva arrivare a fine anno, intonsa, tant'è che poi cancellavo completamente quello che avevo scritto e così tornava come nuova.

 

La pagina bianca era per me il top, la dimensione migliore che mi potessi auspicare, una sorta di verginità che mi permetteva di credere potessi un giorno, creare la più meravigliosa narrazione di tutta la storia umana. Come un vuoto potenziale. In realtà c'era una grande frustrazione dietro questo atteggiamento, ero vittima di una società che ti fa credere più nell'oggetto in se' che in quello che può contenere o forse semplicemente mi faceva comodo credere di essere un grande scrittore, perché in una pagina vuota c'è qualunque storia si voglia credere possibile; quei diari candidi erano l'immagine di me che vivevo ancora sotto l'ala protettiva dei miei genitori e rimandavo il momento di andare a conoscere la vita e sporcarmi di inchiostro; è stato giusto avere un periodo così, perché tutti hanno diritto alla verginità ma per fortuna è finito.

 

Intorno ai quattordici anni, ho visto una trasmissione in tv, c'era un ragazzo che parlava di una sua pratica molto particolare; si appuntava

i sogni da qualche parte e poi andava a filmare i luoghi e le persone che aveva sognato; questo ricordo è molto naif, perché adesso so che Federico Fellini scriveva i suoi sogni, li disegnava ed oggi sono editi e li si trova in libreria, così come tra gli scaffali di una biblioteca si possono richiedere i diari di viaggio di Bruce Chatwin, anch'essi diventati libri; insomma mi sono fatto una cultura! e so che ci sono stati dei grandi a fare del diario un elemento essenziale del loro percorso artistico; ma per me l'epifania fu quel ragazzo lì, di vent'anni, chissà chi era, una persona apparsa in tv per qualche minuto, prima che il palinsesto voltasse pagina.

 

Da quel momento ho cominciato a scrivere i miei sogni ed interpretarli, ho steso chilometri di mie elucubrazioni su decine e decine di diari, facendomi autoanalisi, perché da sempre troppo arrogante e parsimonioso per andare da uno psicanalista; mi vanto di aver consolidato una certa saggezza in merito alle narrazioni simboliche notturne; basterà leggere le pagine dedicate ai sogni per constatarlo. In ogni caso, adesso, se vedo un diario pulito, anche se di altrui persona, mi viene l'istinto di scarabocchiarci sopra una faccia o improvvisarci una poesia; cerco sempre carta, anche al ristorante, sui tovaglioli, per lasciare un segno; e forse sì un po' di terapia avrebbe giovato a ridimensionarmi!

 

Comunque, tornando leggermente indietro, intorno ai trent'anni ho cominciato anche a disegnare, piuttosto male direi ma ho rotto il ghiaccio con un'antica inibizione; soprattutto sempre loro, i sogni, attiravano la mia attenzione, che spesso anche a distanza di anni si sono avverati, così come anche gli incubi! e i diari erano lì a testimonianza di un messaggio, di un avvertimento fuori dal tempo. Molto più di recente mi sono anche convinto che fosse importante quando sento la necessità di sfogarmi, di fare il piccolo sforzo di scrivere un po' meglio, rendere più chiara la calligrafia, disegnare un po' di più e tenere sempre a mente la chiarezza dei passaggi, della storia, per un eventuale pubblico; se il diario fosse un orecchio sempre in ascolto, quando ci sono cose che vanno storte nella vita o una bocca suggeritrice quando ci sono enigmi da dipanare nell'attività onirica notturna, potrei arrivare a pensare che sia un fallimento concepirlo fin da subito come una vetrina in cui spettacolarizzare il proprio vissuto; ma ci sono differenti motivi per cui sono arrivato a questa scelta.

 

Bisogna proprio che mi ci dedichi meno, ai diari, che scriva meno, che sia meno elucubrativo, più essenziale e pensare di avere un pubblico mi induce all'ironia, alla leggerezza, alla furbizia, alla bellezza e alla sintesi. Seconda cosa, mi si stringe il cuore a pensare di avere nei miei armadi, tra casa mia e casa di mia madre (mio padre è trapassato-recente) qualche centinaio di diari, abbandonati lì, disponibili ad essere consultati, da un biografo che difficilmente arriverà nell'epoca della "biografia permanente di chiunque" e che quindi finiranno sicuramente al macero troppo precocemente per come la mia arroganza di stare qui a testimoniar di me, crede sia giusto. Il terzo motivo è che sostanzialmente, spesso, le storie, nascono come appunti per farci qualcosa, un libro, una mostra ma soprattutto un film e poi invece rimangono nel diario; per sempre; e allora? che senso ha, averci lavorato, anche estemporaneamente, però con ispirazione e fiducia, nel futuro; ecco che vale la pena farne una forma d'arte in sé, togliendosi l'illusionismo che sia invece un appunto per farne chissà quando un capolavoro; si chiama ideorrea, è catalogata nel Manuale per Psichiatri DSM-n°, un'idea segue l'altra che è inseguita da un'altra ancora e insomma ne arrivano talmente tante continuamente che tanto vale, coglierle al volo, come farfalle e dirottarle sulla rete, piuttosto che pensare di sistematizzarle, strutturarle, riassumerle in un unico solo progetto sublimativo stupefacente e definitivo! invece no, giusto degli appunti sul diario, nobili perché umili, passeggeri, forse un po' stupidi, pretenziosi ma definitivamente diarieschi.

 

Tutte queste conclusioni sono coincise con il gesto di un amico, che mi ha voluto fare un regalo, mi ha creato questo sito, dove posso pubblicarli a mano a mano che ho tempo di farlo. Grazie tu, sei un amico vero; un matto da legare; un artista avanguardista sognatore concreto, genio e mi auguro tu possa realizzare la gran parte dei tuoi sogni, come già hai fatto per alcuni; così come lo auguro a me. Maledetti diari!

bottom of page